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Assertività e comunicazione assertiva: cosa sono realmente

    Assertività: si sente spesso pronunciare questa parola ma quanti sanno davvero cosa voglia dire? Scopriamolo insieme!

    Partiamo dal suo significato: con il termine “assertività” intendiamo la capacità di affermare le proprie idee con convinzione, tenacia e assunzione di responsabilità.

    Il primo a parlare di assertività e di comportamento assertivo fu Andrew Salter che nel 1949 parlò di “persona assertiva” come quella persona in grado di esprimere il proprio punto di vista e le proprie emozioni apertamente in modo entusiastico e spontaneo. La intese come un modello di comportamento interpersonale in grado di garantire uno stato di benessere emotivo.

    Qualche anno più tardi Joseph Wolpe introdusse il concetto di “Assertiveness“.

    Quindi significa dire sempre quello che si pensa?

    Non esattamente! Caratteristica fondamentale dell’assertività è, infatti, quella di esprimere le proprie opinioni rispettando quelle altrui ed assumendosi la responsabilità delle proprie affermazioni.

    Assertivi si nasce o si diventa?

    Si parla di comportamento assertivo quindi, in quanto tale, è frutto di un processo di apprendimento.

    Tale processo può avvenire durante l’infanzia ma anche in età più avanzate! Quindi non disperate, a qualsiasi età possiamo imparare ad essere assertivi!

    Quando si parla di comportamento assertivo non ci si riferisce solo a quello che la persona dice. Rientrano nel comportamento assertivo anche i comportamenti e gli atteggiamenti ad esempio quelli messi in atto per difendere i propri diritti o perché la persona è in disaccordo con altri.

    In un’ottica più globale parleremo, infatti, di stile relazionale e comunicativo che ha alla base il riconoscimento e il rispetto dei diritti di tutti.

    Le basi dell’assertività

    Cosa c’è alla base del comportamento assertivo?

    Per poter avere uno stile relazionale assertivo è necessario essere in grado di riconoscere le emozioni che stiamo provando e saperle comunicare in maniera chiara e onesta. Comunicare l’emozione che stiamo provando al nostro interlocutore ci consentirà di stabilire un rapporto basato sulla reciprocità. Vi è mai capitato di porre una domanda e al tempo stessi sentirvi in imbarazzo (o nervosi) per la richiesta che stavate per fare? Iniziare la comunicazione con “Sono un po’ in imbarazzo per quello che sto per chiederle…” farà sì che quello che stiamo dicendo in quel momento non venga frainteso dalla nostra comunicazione non verbale.

    Insito nello stile assertivo è la consapevolezza di quelli che sono i propri diritti e quelli degli altri nonché la capacità di rispettarli entrambi. Come vedremo più avanti non si tratta di una competizione!

    Importante è la capacità di apprezzare se stessi (nonché gli altri) e auto-realizzarsi seguendo i propri scopi e obiettivi di vita.

    Per far sì che tutto ciò avvenga avremo bisogno di una buona immagine di noi stessi come pure fiducia e sicurezza delle proprie capacità.

    Abbiamo parlato di diritti: vediamo insieme quali sono

    Nella comunicazione assertiva si tiene in considerazione i diritti di tutti gli interlocutori. Talvolta nella comunicazione con gli altri non prendiamo in considerazione quelli che sono i nostri diritti (o magari li mettiamo in secondo piano).

    Il primo e fondamentale diritto è quello di sentirsi liberi dire “NO” a tutte quelle richieste che contrastano con i propri sentimenti. Dobbiamo sentirci liberi di dire no senza sentirsi in colpa verso il nostro interlocutore o aver paura di offenderlo! Pensiamo un po’ a come ci sentiamo quando rispondiamo “No” ad una richiesta. Siamo a nostro agio con il no? Oppure fatichiamo a dirlo sentendoci in qualche modo “obbligati a non dirlo”? Oppure non lo diciamo per paura della reazione dell’altro? O magari siamo spinti dal desiderio di accontentare l’altro per non passare da maleducati? E dopo aver detto no sentiamo il bisogno di giustificarci con spiegazioni o scusanti?

    Al tempo stesso è un nostro diritto dire frasi come “non so”, “non ho capito”, “non mi interessa” ma anche “non me ne occupo”. Fermiamoci un attimo a riflettere. Quante volte, invece, con i colleghi, con un superiore, con un cliente oppure con amici ci vergogniamo di affermare di non essere a conoscenza di una certa cosa? Oppure di affermare che quell’aspetto o quell’argomento per tanti così importante a noi non interessa e per toglierci dall’imbarazzo abbiamo finto interesse? Ma poi alla fine come ci siamo sentiti in quella relazione o in quel momento? Ne è valsa la pena?

    Abbiamo il diritto di cambiare opinione e di prendere decisioni illogiche (per gli altri) restando indipendenti dai giudizi altrui. Allo stesso tempo abbiamo il diritto di essere trattati con rispetto e di mantenere la propria dignità. Quante volte invece ci siamo sentiti giudicati delle scelte fatte? Quante volte ci siamo sentiti in dovere di dare spiegazioni delle decisioni prese (magari senza che l’altro ce lo abbia chiesto)?

    É nostro diritto di perseguire i propri obiettivi indipendentemente da quello che potrebbe essere il volere altrui. Abbiamo il diritto di fare quello che riteniamo giusto per il perseguimento di questi obiettivi purché il nostro operato non danneggi gli altri.

    Rientra tra i nostri diritti quello di fare richieste. Si avete letto bene Diritto. Quante volte vorremmo chiedere cose ma poi cambiamo idea per paura di quello che gli altri potrebbero dire o pensare di noi?

    Infine, ma non meno importante, abbiamo il diritto di essere ascoltati! Capita o è capitato anche a voi di parlare e avere la sensazione di non essere ascoltati dal vostro interlocutore? Come avete reagito? Talvolta comunicandolo (ad esempio dicendo “Io sento che non mi stai ascoltando” oppure “io ti sento distratto/a”) talvolta facendo finta di niente.

    Ma se questi sono i nostri diritti quali sono i diritti degli altri?

    Gli stessi!

    In una comunicazione assertiva dobbiamo tener presente che i nostri diritti sono gli stessi diritti che hanno anche gli altri.

    In una comunicazione assertiva non c’è un vinto e un vincitore: è una comunicazione in cui entrambi i componenti del processo comunicativo ne escono vincenti. Come è possibile? Impegnandosi entrambi a trovare un compromesso nel rispetto dei diritti di entrambi.

    Comunicazione assertiva

    Ultimo elemento da considerare ma non per questo meno importante

    Come abbiamo affermato all’inizio di questo articolo essere una persona assertiva, avere un comportamento assertivo, implica una presa di responsabilità delle proprie azioni nonché delle proprie affermazioni. Attenzione però: la persona è responsabile di quello che dice e di quello che fa ma non dell’interpretazione che gli altri fanno dell’operato o delle affermazioni di questa.

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