Negli ultimi tempi ho sentito la necessità di accrescere la mia “cassetta degli attrezzi”. Sentivo che nella mia pratica professionale mancava uno strumento per il rilassamento psicofisico. Dopo una lunga ricerca e attenta analisi delle tecniche di rilassamento esistenti, la mia scelta è ricaduta sul Training Autogeno. Vediamo insieme di cosa si tratta.
Cos’è il Training Autogeno?
Il Training Autogeno (di seguito TA) è una tecnica di rilassamento psicofisico. Fu ideata da J. H. Schultz, medico e psicoterapeuta, tra il 1908 e il 1912. Egli partì dagli studi su l’ipnosi ed i suoi effetti e constatò che lo stato ipnotico poteva essere autoprodotto dalle persone senza la necessità di un fattore esterno. Mise così appunto una tecnica mediante la quale le persone potessero raggiungere quello stato. Secondo Schultz, infatti, il TA è un esercizio sistematico che si sviluppa da sè. Quello che effettivamente viene riprodotto negli esercizi del TA è lo stato che si viene a creare nel pre-addormentamento (ed ecco perché è una tecnica molto utilizzata per chi soffre d’insonnia).
Perché questo nome?
Il nome di questa tecnica ne descrive la sua essenza: Training perché appunto è un allenamento che la persona fa. Proprio come ci si allena in palestra così vale per questa tecnica che diventa propria con l’allenamento, ovvero con la pratica. Autogeno perché si auto-crea. Più ci alleniamo più questa tecnica sarà nostra così da apportare tutti i suoi benefici.
In che ambiti si applica il TA?
Il Training Autogeno è una tecnica che ha un ampio uso in vari campi: si va da quello clinico a quello sportivo.
I due principali ambiti in cui viene utilizzata sono quello della riduzione dello stress e nel trattamento dei disturbi del sonno. Essendo una tecnica di rilassamento attraverso il training la persona riesce ad allentare la tensione quotidiana riuscendo a distendersi e, di conseguenza, ad alleviare lo stress. Come abbiamo detto sopra, negli esercizi del training viene riprodotto lo stato del pre-addormentamento, ovvero quelle condizioni psico-fisiche che sperimentiamo poco prima di addormentaci. Questo ci fa capire come il TA sia spesso utilizzato con successo in quelle persone che faticano ad addormentarsi (per chi non l’avesse letto vi rimando all’articolo sul sonno e su cosa influenza l’addormentamento negli adulti).
Inoltre il Training Autogeno è molto utilizzato nei disturbi di somatizzazione, nei disturbi della pelle e in generale nei disturbi dermatologici nonché per ciò che attiene i disturbi a carico dell’apparato digerente.
Molto utile il TA nel trattamento delle patologie ginecologiche psicosomatiche come la dismenorrea (dolori da ciclo mestruale), le irregolarità mestruali e la sindrome premestruale. Utilizzato anche in ostetricia come preparazione al parto: la donna incinta impara a gestire il travaglio ridimensionandone paura e dolore.
Oltre a questi ambiti, il Training Autogeno trova ampio utilizzo nella psicologia dello sport come parte integrante della preparazione degli atleti in vista di una gara.
Chi non può fare Training Autogeno?
Sebbene sia una tecnica che si applica a diversi campi e contesti c’è una ristretta categoria di persone che non possono sottoporsi al Training Autogeno.
Innanzi tutto coloro che si sono sottoposti a bypass cardiaco. Questo perché con il training si induce una respirazione che non è naturale che potrebbe andare ad alterare il ritmo del bypass.
Difficilmente praticabile con i bambini per via della loro fervida immaginazione e soprattutto per la loro difficoltà a capire e distinguere cosa è reale e cosa non lo è. Infine, come per i bambini, non può essere praticata da chi ha patologie di alterazione della realtà proprio per questa difficoltà del soggetto di distinguere la realtà da quello che non è reale.
Fatta eccezione per queste poche categorie di soggetti, per tutti gli altri non c’è limitazione alcuna!
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