Negli anni mi sono trovata molto spesso a lavorare con i genitori e ad essere testimone delle difficoltà che questi incontravano con il sonno del proprio bambino. La cosa che tutte le volte mi meravigliava era che queste difficoltà erano viste dalle persone che gravitavano intorno ai genitori come un periodo che necessariamente le famiglie con bambini devono affrontare: la durata dipendeva dall’essere o meno fortunati o comunque dal verificarsi di eventi fortuiti. Quello che mi sorprendeva, e che mi sorprende tutt’ora, era l’espressione di questi genitori quando, comprendendo il loro disagio, dicevo loro che in realtà è possibile fare qualcosa affinché il bambino impari ad avere un sonno ristoratore (e di conseguenza la propria famiglia!).
I primi mesi di vita del bambino sono quelli di adattamento ad un ambiente così diverso da quello che ha vissuto nell’utero: se prima tutti i suoni e le luci erano attenuati e l’ambiente in cui era inserito gli dava contenimento fisico e rassicurazione, adesso il piccolo si ritrova immerso in un ambiente non solo con luci e suoni diversi ma anche molto più ampio di quello a cui era abituato. Ovviamente il sonno non fa eccezione in questo processo di adattamento.
Durante la sua vita uterina il feto ha acquisito un ritmo sonno-veglia adeguandosi a quello della madre soprattutto nell’ultimo trimestre di gravidanza dimostrando così di iniziare la sua preparazione al mondo esterno. Nonostante questa preparazione, dopo il parto il ritmo sonno-veglia di un neonato è imprevedibile in quanto la sua incombenza principale è quella di riprendersi dalla tribolazione del parto. Successivamente riuscirà ad acquisire un suo ritmo che, tuttavia, sarà destinato a cambiare nel tempo in linea con il suo sviluppo. Se osserviamo bambini di varie età possiamo notare come inizialmente il sonno copra un’ampia parte della giornata per poi, pian piano, diminuire fino ad arrivare alle 8/10 ore in adolescenza e 7/9 ore in età adulta (periodi medi di sonno secondo le ricerche).
E questa è la teoria ok, ma la pratica?
In pratica come ben sappiamo ogni individuo è diverso dall’altro e i bambini non fanno eccezione!
Talvolta si ha la consuetudine a considerare i bambini come gruppo unitario, per cui tutti i bambini di una certa età devono essere in grado di fare le stesse cose. Questo ovviamente è quanto di più sbagliato ci sia: ogni bambino è un individuo unico e questa sua unicità lo porterà ad acquisire le proprie conquiste in momenti appropriati che magari potrebbero non coincidere con quelli di un altro bambino. La prima cosa infatti che dico ai genitori è quella di non fare paragoni con figli di amici o cugini e nemmeno con fratelli o sorelle in quanto non è detto che le acquisizioni avvengano alla stessa età. Il sonno non fa eccezione.
D’altronde anche se osserviamo noi adulti noteremo delle differenze: generalmente si dice che in media un adulto debba dormire 7/9 ore a notte per essere riposato poi però ci sono adulti che necessitano di un sonno più lungo e adulti il cui fisico, invece, necessita di meno tempo di riposo; adulti che sentono il bisogno di dormire nelle prime ore della sera e altri che possono prolungare l’orario di addormentamento fino a ore più tarde. Queste differenze le possiamo osservare anche all’interno della coppia: spesso, infatti, mi si dice che mentre l’uno ha bisogno di dormire per almeno 8 ore per essere riposato, all’altro bastano 5/6 ore. Queste differenze individuali sono presenti anche nel bambino, non dimentichiamocene!
La domanda ora sorge spontanea: quindi se ogni bambino è diverso da un altro come accorgersi se dorme abbastanza?
Ci sono alcuni indicatori che, se presenti, ci fanno capire che il bambino non ha dormito abbastanza e che quindi dobbiamo intervenire per modificare qualcosa affinchè possa dormire sufficientemente.
Il principale è sicuramente il nervosismo: se il vostro bambino durante il giorno è nervoso ed irritabile e non trova consolazione per questo suo stato allora vorrà dire che non ha dormito abbastanza. In alcuni bambini questo stato è invece espresso con incapacità di controllo o una iperattività insolita. Questo sarà un ottimo indicatore per i bambini piccoli che ancora non hanno acquisito il linguaggio ma comunque valido anche per quelli più grandi.
Altro indicatore, per i bambini più grandi, è la difficoltà a pianificare ed a organizzarsi nelle mansioni quotidiane come anche nella gestione dei tempi: in questi giorni ai bambini occorrerà più tempo per svolgere le varie attività.
Alcune ricadute le avremo anche su gli apprendimenti: il bambino lamenterà una difficoltà nella concentrazione ma anche nell’apprendimento di nuovi concetti in particolare per quelli più complessi e astratti.
Sembrerebbe, ma ancora non ci sono abbastanza evidenze scientifiche in merito, che la carenza di sonno sia collegata a lungo termine ad un’obesità infantile e ad alti livelli di ansia.
Se, invece, il vostro bambino il giorno dopo è tranquillo e gioca con gli altri bambini o comunque non notate dei cambiamenti nelle sue attività allora vorrà dire che, se anche a voi sembrerà che abbia dormito poco, in realtà quelle ore di sonno sono state sufficienti.
Ma se può capitare a tutti di dormire poco o male, quindi anche ai bambini, come distinguere un problema di sonno?
Effettivamente anche un bambino può avere delle notti in cui gli sarà più difficile addormentarsi e dormire sereno come ad esempio d’estate quando la temperatura anche notturna potrebbe essere elevata, in questo caso potremmo parlare di una difficoltà temporanea.
Quando tuttavia il bambino impiega molto tempo per addormentarsi la sera oppure ha tanti risvegli notturni con difficoltà a riprendere sonno oppure ha pochi risvegli ma con tempi molto lunghi per riaddormentarsi e questa situazione dura da almeno un mese, allora siamo in presenza di un problema di sonno. La durata dell’addormentamento serale e quando considerare il numero dei risvegli elevato è soggettivo: non solo dipenderà dal temperamento e dalla fase di sviluppo in cui il bambino si viene a trovare ma dipenderà da cosa i genitori ritengono adeguato e cosa no. Generalmente, per dare un’indicazione, si parla di più di 45 minuti/un ora per addormentarsi la sera e di risvegli notturni ogni una/due ore oppure di pochi risvegli notturni ma con tempi molto lunghi (in termini di un’ora o più) per riaddormentarsi.
In questi casi potrebbe essere opportuno rivolgersi ad uno specialista che, dopo aver valutato la situazione, potrà dare alcune indicazioni su eventuali accorgimenti da poter prendere affinché il bambino (e i genitori!) possa avere un sonno ristoratore.
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