La paura è un’emozione potente ed universale, è grazie a lei che la specie si è evoluta in quanto ha permesso ai nostri antenati di evitare i pericoli. Quando proviamo paura in noi si attiva il sistema nervoso autonomo che ci predispone a mettere in atto atteggiamenti di fuga o evitamento del pericolo percepito. Facciamo un esempio per capire meglio: se camminando in un bosco vedo un serpente è grazie alla paura e all’attivazione del sistema nervoso autonomo che riuscirò a mettere in atto tutta una serie di comportamenti di evitamento e fuga dal serpente (fonte del mio pericolo).
Trattandosi di un’emozione non è dominata dalla razionalità bensì dall’istinto per cui non possiamo decide se e quando provare paura. Ricordiamoci, inoltre, che è un’emozione adattiva in quanto permette la conservazione della specie. Ricordo una delle mie docenti diceva che l’eroe ha paura ed è proprio ascoltando ed affrontando le sue paure che è divenuto un eroe. Dobbiamo quindi ascoltare le nostre paure ma al tempo stesso affrontarle per far sì che non siano loro a dominare il nostro vissuto.
Nel periodo che stiamo vivendo è normale e adattivo avere paura tuttavia possiamo affrontare la nostra paura per far sì che sia contenuta e quindi che resti adattiva. Come poterlo fare? Di seguito vi darò alcune indicazioni.
Viviamo in una società in cui c’è tantissima informazione, pensiamo ai giornali, telegiornali, programmi di cronaca, social network, internet e molto altro. Siamo costantemente bombardati di informazioni di cui spesso più della metà non veritiere (quante volte ci è capitato di leggere una notizia che poi si è rivelata una fake news). Nei giorni passati quante trasmissioni televisive hanno affrontato il tema del Covid-19? Tantissime ma, di queste, quante avevano come ospiti “addetti ai lavori”? Poche se non pochissime! Nel nostro mondo quello che conta è dare notizie e spesso si tralascia il come si danno e cosa si dice. Di questa pandemia è stato detto tutto e il contrario di tutto, sono state date indicazioni giuste e scientificamente validate e indicazioni che di scientifico e di validato non avevano proprio niente. Per contenere la nostra paura, quindi, facciamo riferimento solo alle fonti attendibili come il sito del Ministero della sanità, quello della Protezione civile oppure dell’Istituto Superiore della Sanità.
Non facciamoci prendere dal panico collettivo ma fermiamoci e cerchiamo di anteporre la razionalità all’emotività questo perchè quando il panico diventa collettivo genera ansia che, per poter essere placata, necessita di mettere in atto azioni che possono essere poco razionali e che non fanno altro che aumentare il pericolo: l’ansia ci potrebbe portare a ignorare i dati oggettivi e di conseguenza la nostra capacità di giudizio potrebbe venir meno. Troppe emozioni provate tutte insieme impediscono al giudizio di lavorare nella maniera corretta focalizzando la nostra attenzione solo su un aspetto e limitando la visione d’insieme che invece sarebbe utile per poter mettere in atto azioni produttive.
Non stiamo tutto il giorno davanti ai social o alla televisione ma cerchiamo di pianificare delle attività a noi piacevoli che ci facciano “distrarre la mente” per un po’. Prendiamo questo tempo che ci è stato dato per dedicarci a tutte quelle attività che non facciamo da molto tempo per mancanza di tempo. Ognuno tiri fuori quelle passioni che coltiva ma che non sempre trova il tempo per potervisi dedicare: chi la lettura, chi la cucina, chi il ricamo, chi il bricolage, etc, etc.
Buttiamo fuori la nostra paura! Abbiamo detto che provare paura è normale, è sano! Allora alziamo il telefono e chiamiamo un’amico, un parente una persona a noi cara e parliamo con lei/lui. Parliamo delle nostre paure ma anche del più e del meno, di come stiamo impiegando le nostre giornate! Chiamiamo quelle persone che magari non sentiamo da un po’ di tempo perchè la vita frenetica non ci consentiva di fare lunghe telefonate.
Se in casa abbiamo bambini o adolescenti parliamo con loro! Ricordiamoci che anche loro stanno affrontando la nostra stessa situazione in più, e questo vale soprattutto per i più piccoli, talvolta possono non capire alcune dinamiche. Parliamo con loro, facciamoci raccontare cosa sanno e cosa non sanno, facciamo raccontare quello che stanno provando e assicuriamo loro la nostra vicinanza. Spieghiamogli cosa stiamo affrontando e perchè e permettiamogli di farci domande sulla situazione anche in un secondo momento (talvolta i bambini hanno bisogno di un po’ di tempo per assimilare le informazioni che gli sono state date).
Non vergogniamoci a chiedere aiuto! Qualora sentissimo che non riusciamo a gestire quello che stiamo provando chiediamo aiuto ad un professionista. Proprio come ci rivolgiamo ad un medico in caso di necessità, rivolgiamoci ad uno psicologo nel caso in cui ci accorgessimo che tutto questa situazione non riusciamo a gestirla.
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