Siamo entrati nel mese di Dicembre e tra poche settimane sarà Natale. Le strade si riempiono di luci, le vetrine dei negozi si colorano con tanti addobbi, nelle case si inizia a tirare fuori l’albero o il presepe come da tradizione familiare. Per i bambini questo è un periodo magico: è il periodo della letterina a Babbo Natale contenente tutti i regali che vorrebbero ricevere e per i genitori inizia il periodo in cui per qualsiasi comportamento non appropriato del proprio figlio c’è la classica frase “Se non fai il bravo Babbo Natale lo vede e non ti porta i regali!”. Quanti di noi se lo sono sentito dire dai propri genitori e quanti ancora l’hanno detto almeno una volta ai propri figli?
Ma cosa vuol dire esattamente il genitore quando dice al proprio figli di fare il bravo? Quando il bambino non sta facendo il bravo? Chiedere ad un bambino di fare il bravo potrebbe voler dire tantissime cose: bravo in quale ambito della sua vita? A scuola? Nello sport? Nelle relazioni con gli altri? E cosa vuol dire essere bravo in ognuno di questi campi? Essere bravo a scuola potrebbe voler dire prendere dei buoni voti ma anche impegnarsi e metterci tutto se stesso indipendentemente dal voto ottenuto; essere bravi a scuola potrebbe voler dire non avere discussioni con i compagni e andare d’accordo ma anche imparare a rispettare se stessi e credere nella propria opinione…potrei continuare con un lista lunghissima di cose che potrebbero voler dire fare il bravo per ognuno degli aspetti della vita del bambino e per ogni elemento della lista avere una sottolista con altri punti; una volta terminata potremmo stilarne un’altra altrettanto lunga riguardante il punto di vista del bambino! Eh già perché talvolta capita che quello che è visto come un comportamento non appropriato dal genitore possa essere vissuto dal figlio come una richiesta implicita. Quante volte ci è capitato vedere un bambino che scoppia in lacrime apparentemente senza motivo? Qualcuno potrebbe dire che capita quando il bambino è stanco, si certo un bambino soprattutto se piccolo potrebbe non saper gestire la stanchezza e quindi diventare irritabile e nervoso e di conseguenza potrebbe scoppiare nel pianto, ma anche se così fosse il bambino ci sta comunicando qualcosa: ci sta dicendo che è stanco, che ha bisogno di riposo e che non sa come fare, ci sta lanciando un messaggio implicito e sta a noi adulti accogliere la sua richiesta ed aiutarlo a capire e a gestire questa sua stanchezza senza però sminuire il suo sentire. Altre volte invece la stanchezza non c’entra e dietro a quelle lacrime, dietro a quel comportamento che potrebbe essere classificato come un capriccio, una bizza c’è comunque una richiesta: magari è la richiesta di un tempo maggiore per portare a termine un compito, non dimentichiamoci che i bambini non hanno le tempistiche degli adulti e che nel loro mondo tutto è più lento e richiede più tempo, o forse di voler trascorrere maggior tempo insieme o magari di una difficoltà a fare quella determinata cosa. Dietro al comportamento del bambino si potrebbero celare tante cose, cose che ad un occhio disattento potrebbero sfuggire. La prossima volta che nostro figlio, il nostro fratellino o cuginetto oppure il nostro alunno mette in atto un comportamento simile concediamoci del tempo, prima di tutti a noi stessi: ascoltiamoci e capiamo cosa proviamo in risposta al comportamento del bambino, il suo comportamento cosa provoca in noi? E come mai stiamo provando questa emozione in questo momento? Dopo aver compreso ciò concediamo del tempo a quel bambino, ascoltiamolo attentamente e aiutiamolo a comunicarci cosa sta provando, solo così possiamo capire cosa nasconde quel suo comportamento, se c’è qualcosa che lo preoccupa ed eventualmente cos’è, solo così possiamo capire i suoi desideri e solo così possiamo renderci conto che forse quel suo comportamento non è proprio da bambino cattivo.
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