Da lunedì mi metto a dieta! Quante volte abbiamo pronunciato questa frase, e quante volte poi il lunedì famigerato non è mai arrivato. Mettersi a dieta non è certo cosa facile, lo sanno bene tutte quelle persone che hanno qualche chilo in più che vorrebbero perdere! Anche quando la nostra forza di volontà vince e iniziamo una dieta con tutte le buone intenzioni talvolta succede che ci ritroviamo a mangiare proprio quei cibi che non dovremmo. Eppure ci siamo rivolti ad uno specialista, questi ci ha fornito non solo un regime alimentare corretto da seguire ma anche tutte le varie alternative per un pasto fuori casa e tutte le indicazioni per quelle occasioni in cui seguire la dieta ci risulterà più complicato. Nonostante ciò ci ritroviamo a mangiare come non dovremmo.
Perché questo accade? Partiamo col dire che nella nostra cultura il cibo non è visto solo come nutrimento utile al nostro organismo per svolgere le sue funzioni, il cibo è convivialità: ci riuniamo intorno ad un tavolo per festeggiare o anche semplicemente per passare del tempo in compagnia dei nostri più cari amici. Molti di noi possono avere ricordi carichi da un punto di vista affettivo nei confronti di un particolare piatto: la merenda che ci preparavano al ritorno da scuola, quel piatto particolare che ci facevano quando eravamo malati, quella pietanza che ci preparava con tanto amore una persona a noi cara oppure quel piatto che abbiamo mangiato in occasione di un viaggio che ricordiamo con piacere! Inoltre il rapporto che abbiamo con il cibo da adulti in parte deriva dalle consuetudini della nostra famiglia e dall’educazione alimentare che abbiamo ricevuto quando eravamo piccoli.
Quanto detto ci fa capire che le diete quando sono intese come un mero calcolo razionale delle calorie giornaliere da assumere falliscono. Il fallimento è dovuto al fatto che non si è preso in considerazione le motivazioni personali che portano la persona a mangiare oppure a scegliere una particolare categoria di cibo. Oltre a questo potrebbero instaurarsi alcuni meccanismi mentali che faranno sì che la nostra dieta non proceda come sperato, vediamone insieme alcuni.
Spesso quando ci accingiamo a fare una dieta rinunciamo del tutto ad una o più categorie di cibo: dividiamo il cibo in “buono” e “cattivo” e bandiamo dalla nostra tavola quest’ultimo in quanto visto come “nemico”. Questo comportamento, che apparentemente ci può sembrare utile, in realtà non farà altro che aumentare il nostro desiderio nei confronti dei cibi negati con conseguente insuccesso della dieta. Non importa se il cibo in questione non ci ha mai attratto più di tanto: quando mi verrà fatto divieto di mangiarlo la mia mente desidererà quel cibo e tanto più il divieto sarà rigido tanto più la mia mente lo desidererà. Ecco che quello che all’inizio ci poteva sembrare un’ottima soluzione per perdere peso con l’andar del tempo potrebbe far fallire la nostra dieta. Per la nostra mente meglio adottare una soluzione più soft concedendoci talvolta questi cibi (in quantità consigliate dagli esperti) così da non cedere a questo meccanismo mentale e al tempo stesso poter godere di una concessione, seppur piccola, assaporando quel cibo che tanto ci piace!
Alcuni di noi potrebbero cadere in quella che alcuni studiosi della Hofstra University hanno definito “Sindrome del piatto vuoto”: un meccanismo mentale che ci spinge a mangiare l’ultima porzione di cibo rimasta nel piatto, nonostante il senso di sazietà, fino a vedere, appunto, il piatto vuoto. Quello che emerge da questi studi è che l’ultima porzione di cibo rimasta risulta più attraente ai nostri occhi tanto da convincerci che non possa danneggiare la nostra dieta; ci convinciamo di una bugia dicendo a noi stessi che non potrà essere un ulteriore biscotto a far fallire la nostra dieta. Da questi studi è emerso che quanto detto era particolarmente vero quando si trattava di cibi contenenti zucchero, sale e grassi ovvero quei cibi che la nostra mente reputa come più appetibili e gustosi.
Infine da tener presente che talvolta quello che ci spinge a mangiare non è il senso di fame. Mentre scrivo mi viene in mente la scena di un famosissimo film in cui la protagonista dopo una delusione d’amore si consola con un barattolo di gelato e del cioccolato. Talvolta succede che ciò che ci spinge a mangiare non sia la fame ma uno stato emotivo. Il cibo può diventare consolazione, può essere un modo per alleviare uno stress o per riempire una noia. I cibi che vengono scelti in queste situazioni sono quelli che rientrano nella categoria dei comfort food ovvero quelli che riescono a riportarci in uno stato di calma. Non a caso il cibo comfort food per eccellenza è la cioccolata (e in generale tutti i cibi che contengono cacao) che, grazie al suo rilascio di endorfina e serotonina, ha un’azione calmante e consolatoria. Importante quindi, non solo quando si segue una dieta, è riconoscere quando mangiamo per fame e quando invece la fame non c’entra affatto.
Questi meccanismi sopra descritti ci portano a mangiare più del dovuto oppure ad un eccesso di alcuni cibi a discapito di altro con il risultato di un rallentamento nella dieta. Riconoscerli, essere consapevoli di quali meccanismi mettiamo in atto ci aiuterà molto a cercare delle strategie tutte nostre per non caderci e poter così proseguire nel nostro obiettivo di perdita di peso.
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