Vai al contenuto

La principessa che credeva nelle favole

    Oggi vi voglio parlare di un libro che ho letto molto tempo fa: “La principessa che credeva nelle favole. Come liberarsi del proprio principe azzurro” di Marcia Grad Powers.

    Parla di principesse e principi azzurri ma non come siamo soliti leggerne nella favole a noi più conosciute, questo libro inizia lì dove le altre favole finiscono: “…e vissero per sempre felici e contenti!”. La protagonista è Victoria una principessa dai capelli color dell’oro nata e vissuta in un bellissimo castello convinta che le favole si avverino se uno ci crede veramente e che le principesse siano destinate a vivere per sempre felici e contente affianco al loro Principe Azzurro. Il lieto fine da lei tanto agognato non tarderà ad arrivare: Victoria sposerà il suo Principe Azzurro conosciuto nella biblioteca dell’Università Imperiale ed andrà a vivere con lui in un bellissimo castello. Quello che però è il finale di tutte le favole per Victoria non sarà che l’inizio; ben presto si accorgerà che il continuo della sua favola non sarà esattamente come quello che si era sempre immaginata da piccola. Il suo matrimonio non sarà la favola da lei sempre sognata e quando il suo Principe e la loro storia entrerà in crisi, Victoria affronterà un lungo percorso che la porterà in luoghi che non credeva esistessero.

    Da questo libro apparentemente leggero possiamo trarre delle lezioni di vita importanti. La prima riguarda la felicità: ciascuno di noi è consapevole del fatto che tutti meritiamo di essere felici nella propria vita ma talvolta non abbiamo altrettanta consapevolezza su chi sia il responsabile della propria felicità ritrovandoci a demandala ad altre persone o agli eventi; quante volte abbiamo detto (o pensato) “dopo aver raggiunto questo obiettivo sarò felice” piuttosto che “solo dopo che avrò quella persona accanto potrò essere felice”. Ebbene questo libro ci insegna che la felicità dipende esclusivamente da noi stessi: noi ne siamo i responsabili, dobbiamo farcene carico senza demandarla ad altre persone o eventi. Talvolta può capitare che ad un certo punto della nostra vita ci rendiamo conto di non essere felici; se questo accade fermiamoci un attimo, ammettiamo a noi stessi la nostra infelicità, assumiamocene la responsabilità e dopo (se vogliamo) comunichiamolo a gli altri. Assumersene la responsabilità è il primo passo nel processo di cambiamento.

    Nel libro si parla della felicità all’interno della coppia ma qui voglio allargare questo concetto a tutti gli aspetti della nostra vita: quello relazionale più allargato intendendo i rapporti con amici e parenti, quello lavorativo, etc. Solo quando ci assumeremo la responsabilità della nostra felicità lo saremo davvero e nessuno potrà portarcela via.

    Un altro insegnamento della principessa Victoria è la necessità di affrontare le proprie emozioni e il proprio vissuto. Se pensiamo alla fine di una relazione talvolta la reazione delle persone potrebbe essere quella di accantonare quanto successo per magari buttarsi a capofitto in un’altra relazione oppure, al contrario, chiudersi in se stessi, nelle proprie convinzioni, non volendo affrontare quanto accaduto. Questo è quanto di più sbagliato possiamo fare a noi stessi. La fine di una relazione merita una sua elaborazione, un’elaborazione di quello che è stato il proprio vissuto e il proprio sentire del periodo in cui si era una coppia ma anche di quel periodo in cui non lo si è più; un’elaborazione di quelle che potrebbero essere state le nostre mancanze ma anche le nostre presenze; un’elaborazione di quello che era per noi il nostro partner e cosa voleva dire per noi essere una coppia. Solo dopo aver affrontato la tempesta emotiva che ci portiamo dentro ed aver elaborato il nostro vissuto saremo in grado di ritrovare noi stessi e magari scoprire lati di noi che non conoscevamo o che avevamo messo da parte.

    Infine un ultima lezione di vita è quella di smettere di voler aiutare gli altri a risolvere i loro problemi a tutti i costi: Victoria con l’intento di salvare il proprio principe, le proverà tutte ma niente di quello che lei farà si rivelerà capace di aiutarlo. Quante volte ci è capitato di voler aiutare una persona mettendo in atto tutta una serie di strategie che però si sono rivelate fallimentari pur essendo strategie per noi vincenti. Ecco il punto è proprio qui: per noi. Quando una persona si trova ad affrontare un momento di difficoltà personale l’unica che può aiutarla è se stessa; Rogers diceva che dentro di noi ci sono tutte le potenzialità e le risorse per poter affrontare tutto ciò che la vita ci pone davanti (anche le avversità) solo che talvolta non le vediamo oppure non siamo consapevoli di possederle. Questo non vuol dire “abbandonare” l’altro a se stesso ma smettere di assumere l’atteggiamento del salvatore, del “ti salverò io”. La cosa che possiamo fare è cambiare il nostro atteggiamento e porci in una maniera di ascolto, stargli accanto non facendogli mancare il nostro supporto, ma dovrà essere l’altro ad avere la volontà di mettere in atto delle azioni affinché le cose cambino.

    Restiamo in contatto, seguimi sui social

    Lascia un commento

    Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

    Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.