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La società che evolve

    Proprio ieri parlavo con alcuni amici dei cambiamenti della società degli ultimi anni. In particolar modo ciò che ha animato la discussione è stato l’essere o meno d’accordo sulle aperture domenicali, e festive in generale, delle attività commerciali ognuno argomentando il proprio punto di vista.

    Non è mia intenzione tediarvi su un lungo simposio relativo al mio punto di vista al riguardo, piuttosto volevo fare una riflessione generale su alcuni cambiamenti.

    Che la società moderna non sia più quella degli anni ’50 è oramai noto a tutti: la tecnologia e la scienza hanno fatto passi da gigante consentendo alle persone uno stile di vita diverso dal passato. Pensiamo all’avvento del frigorifero che ha permesso una diversa conservazione dei cibi, all’ingresso nelle case degli italiani dei televisori prima in forma ristretta riservata solo a pochi poi in forma massiva, pensiamo alle diverse scoperte scientifiche che hanno allungato l’aspettativa di vita media delle persone nonché a tutte quelle patologie a cui si è dato inizialmente un nome e successivamente una cura. Che le nuove tecnologie abbiano per certi verso facilitato alcuni processi è innegabile e potremmo star qui a fare mille esempi ma, come per la maggior parte delle cose, è presente anche il risvolto della medaglia. Pensiamo ai vari dispositivi di comunicazione, mi riferisco in particolar modo a smartphon e tablet: se è innegabile che hanno permesso alle persone di essere connesse tra di loro e poter comunicare anche a lunga distanza, è altrettanto vero che talvolta l’uso massivo di queste tecnologie anziché avvicinare le persone le allontanano.

    È noto a tutti che il più diffuso social network era nato con l’intento di far rimanere in contatto gli studenti di una popolare università americana e che successivamente, dato il suo successo, è stato aperto anche ad altri utenti fino a diventare il giorno d’oggi il più diffuso e conosciuto social network a livello mondiale. I cellulari sono nati con l’intento di mettere in comunicazione le persone anche fuori casa, i primissimi cellulari infatti avevano funzionalità molto semplici poi, con le nuove invenzioni e scoperte si sono sempre più evoluti ed hanno aggiunto sempre più funzionalità, fino al giorno d’oggi in cui un cellulare è un piccolo computer da tenere in tasca. L’intento creativo di queste tecnologie era di realizzare un qualcosa che aiutasse le persone, che ne migliorasse i rapporti interpersonali. Ma questi rapporti sono realmente migliorati? Mi capita sempre più spesso di guardarmi intorno quando sono fuori e rendermi conto di come l’uso che se ne fa di questa tecnologia ha portato le persone ad allontanarsi, a chiudersi in se stessi, a non rendersi conto di quello che ci sta succedendo a pochi metri o, come purtroppo ci hanno fatto notare svariati fatti di cronaca, filmare da spettatore quanto avviene, senza aiutare le persone che potrebbero essere in difficoltà come se quello che sta succedendo fosse solo un grande show. L’uso sbagliato, potremmo dire eccessivo di queste tecnologie colpisce tutti, indipendentemente dall’età: sempre più si vedono adulti sempre connessi al virtuale e bambini anche molto piccoli che richiedono l’uso di questi dispositivi. A questo proposito la società italiana di pediatria ha messo in guardia i genitori dall’uso di questi dispositivi per quanto riguarda i bambini molto piccoli (si parla della fascia d’età che va dagli 0 ai 2 anni) che non dovrebbero farne uso, raccomandando di limitarne l’uso per quelli più grandi e in generale sconsigliandolo in particolari momenti della giornata quali quelli dei pasti e prima di andare a dormire. Si stima che in Italia otto bambini su dieci sanno già usare il cellulare nella fascia d’età compresa tra i 3 e i 5 anni. Dati allarmanti per la comunità pediatrica in quanto l’uso di questi dispositivi in età molto precoce, sembrerebbe interferire con lo sviluppo cognitivo del bambino. Altro aspetto negativo dell’uso di queste tecnologie è la nascita di forme di atti di prevaricazione perpetuati mediante queste e quindi ampliati ad un pubblico vastissimo come quello di internet: pensiamo al cyberbullismo ed alle sue conseguenze. Per le nuove generazioni che sono cresciute e stanno crescendo con le nuove tecnologie la distinzione tra vita online e offline è diventata davvero minima tanto che spesso le due cose si confondono e ciò che viene fatto online interferisce sulla propria vita offline e viceversa.

    Quella dei giorni nostri è una società social, dove tutto ciò che ci accade, tutto ciò che ci colpisce viene immediatamente comunicato attraverso i vari canali; è una società in cui la persona ha bisogno di avere a portata di mano tutto ciò di cui ha bisogno senza dover aspettare ore o giorni per averla. Compriamo le cose online e scegliamo la consegna rapida perchè vogliamo avere quell’oggetto al più presto possibile. Quante volte abbiamo osservato altri mettere in atto questi comportamenti e quante volte, invece, l’abbiamo fatto noi? Quante volte a cena con il proprio partner, a tavola con i propri familiari o seduti ad un tavolo di un bar con gli amici abbiamo tirato fuori dalla tasca il proprio smartphone anche solo per controllare l’eventuale presenza di notifiche? Quante volte abbiamo dato priorità al virtuale e non al reale?

    Non sto dicendo che la società dovrebbe tornare a quando tutta questa tecnologa non esisteva, semplicemente iniziamo a far caso a quante volte mettiamo in atto questi comportamenti, iniziamo a domandarci cos’è che ci spinge a far questo, quale bisogno c’è alla base. Cos’è che mi spinge a prendere il telefono pur non avendolo sentito squillare se sono al ristorante con il mio partner? Durante una cena di famiglia perché sento il bisogno di controllare se ho qualche notifica? Essere consapevoli del rapporto che abbiamo con la tecnologia, della motivazione che ci spinge alla sua ricerca è già molto; se poi riuscissimo anche solo per una volta a vincere questo impulso e a lasciare la tecnologia in tasca preferendo la compagnia di un amico finanche per il tempo di un caffè beh penso che sia un grande traguardo.

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